La ragazza della torre by Cecilia Dart-Thornton

La ragazza della torre by Cecilia Dart-Thornton

autore:Cecilia Dart-Thornton [Dart-Thornton, Cecilia]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:39:58+00:00


6

GILVARIS TARV

DOLORE E PERFIDIA

Io sono il Bastone, e il Bastone è l’Albero.

L’Albero afferra il Vento nella sua chioma,

cattura il Fuoco nelle sue ossa, pompa l’Acqua nelle sue vene, stringe terriccio e pietra nelle lunghe dita.

L’Albero si erge tra cielo e terra.

L’Albero è il Bastone, e il Bastone sono io.

Canto Carlin

Il silenzio è un incantesimo.

Detto arysk

Un passero saltellò lungo una delle nere travi distorte, girando la testa come se stesse cercando qualcosa, poi si arrestò, arruffando le penne con aria compiaciuta, emise un breve ciangottio e spiccò il volo, descrivendo un rapido giro della stanza prima di saettare tra le imposte socchiuse e uscire nella luce del sole. Granelli di pulviscolo e una morbida piuma flut-tuarono lentamente lungo un raggio di luce, oltrepassando la camomilla in fiore che cresceva in un vaso sul davanzale e andando a posarsi ai piedi del letto, portando con sé i suoni e gli odori della strada sottostante.

Non era una stanza grande. Le pareti erano di legno, rivestito di una sostanza dura e biancastra simile alla calce e, qua e là, erano coperte da pezzi di tela da sacco inchiodata ai travicelli. Il letto, piuttosto grande, occupava la maggior parte dello spazio disponibile; su un sostegno addossato a una parete stavano un candelabro, in cui era infilato un mozzicone di candela, una brocca e una bacinella spaiate, una spazzola di legno per i capelli e uno specchio dal manico lungo. Sotto la finestra era sistemato uno sgabello di legno. Ogni cosa era permeata da un profumo di lavanda. Da dietro una sottile partizione giungeva il familiare rumore di qualcuno che russava.

Un vero letto… un lusso incredibile. Imrhien non riusciva a ricordare di aver mai dormito in un letto prima di allora. Distesa sulle lenzuola odorose di lavanda, ripercorse gli eventi della notte precedente, esaminandoli da ogni angolazione.

Tutto ciò che ricordava della città erano alcune impressioni. Quadrati di luce gialla che trapelava dalle finestre a più luci, rivelando una sconcertante miscela di movimenti, di odori e di suoni; una foresta che stava soffocando nel suo stesso sottobosco, nella quale gli alberi erano travi, colonne e tetti degli edifici, mentre la vegetazione eccessiva era costituita dal ribollire di umanità, un insieme di fiori affascinanti e di fetidi funghi. I piani superiori sporgevano sulle gallerie distorte che costituivano le strade, i bucati stesi ad asciugare sventolavano come bandiere e i canali di scolo puzzavano. Simili a tori che muggissero in campi lontani, i venditori ambulanti lanciavano le loro grida di richiamo. L’aria della sera era permeata dal tintinnio dei finimenti, dal rombo delle ruote, dallo schiocco delle fruste, da grida umane, dall’abbaiare dei cani e da frammenti di musica. Il fumo che si alzava dai bracieri ardenti ispessiva l’aria, mescolandosi alla fragranza dei dolciumi e dei profumi. Le armature scintillavano alla luce delle lampade. E tutto ciò era dominato dalla sagoma incombente e trapassata di luce della Torre del Decimo Casato dei Cavalieri della Tempesta.

La ragazza aveva camminato in mezzo a tutto quel rumore, a quelle luci e a



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